Uno studio recentemente pubblicato su Alzheimer’s & Dementia ha valutato le possibili implicazioni di una dieta pro-infiammatoria sul decadimento cognitivo. Lo studio ha interessato 1487 partecipanti seguiti per un periodo di 22 anni attraverso valutazioni dietetiche periodiche e follow-up clinici. I dati dietetici sono stati raccolti chiedendo ai partecipanti di completare questionari sulle abitudini alimentari, che hanno permesso di stimare l’assunzione media di nutrienti e calcolare un indice dietetico di infiammazione (DII).
Durante un follow-up mediano di 13 anni, 246 partecipanti hanno sviluppato demenza di qualsiasi causa, inclusi 187 casi di malattia di Alzheimer. Nello specifico, i risultati hanno evidenziato un’associazione significativa tra un DII elevato e un aumento del rischio di sviluppare demenza, inclusa la malattia di Alzheimer, anche dopo avere preso in considerazione l’effetto di variabili demografiche, legate allo stile di vita e cliniche che potevano confondere l’associazione. Una dieta con elevato indice infiammatorio è caratterizzata da un alto contenuto di grassi saturi, zuccheri raffinati e alimenti ultra-processati, che favorisce uno stato infiammatorio cronico di basso grado, che a sua volta può avere un ruolo nella neurodegenerazione. Al contrario, regimi alimentari ricchi di antiossidanti, fibre e grassi insaturi, come la dieta mediterranea, sono stati associati a una riduzione del rischio di deterioramento cognitivo, probabilmente grazie ai loro effetti antinfiammatori e neuroprotettivi.
Questi risultati rafforzano l’ipotesi che l’infiammazione sistemica indotta dalla dieta possa contribuire ai processi patologici della demenza, suggerendo che strategie nutrizionali mirate a ridurre il carico infiammatorio possano rappresentare un’opzione di prevenzione efficace. Sebbene siano necessari ulteriori studi per confermare questi dati, l’adozione di diete a basso impatto infiammatorio potrebbe rappresentare un'importante leva di intervento nella riduzione del rischio di malattie neurodegenerative.
Per approfondire, è possibile consultare lo studio completo al seguente link: